Violenza di genere. Far irrompere la discontinuità.
È sotto gli occhi di tutte e di tutti: molestie, stalking, stupri, femminicidi sono in costante aumento. La violenza contro le donne è una vera e propria guerriglia, endemica e ubiqua, scatenata da uomini di ogni età, di ogni etnia e condizione sociale in casa, nei luoghi di lavoro, nelle strade. Ma è sempre più chiaro, anche, che non siamo di fronte a un “problema” delle donne, che soltanto le donne devono contrastare difendendosi e/o denunciando: il problema è di chi agisce la violenza e di chi se ne disinteressa. C’è dunque bisogno del contributo fattivo di tutte, e di tutti, per cambiare, per far irrompere la discontinuità. E se occorre tenere alta la guardia, ribadire, ancora e sempre, che non può esserci arretramento sul concetto di stupro, reato contro la persona in quanto rapporto sessuale senza consenso, occorre con altrettanta urgenza intervenire sulle radici culturali della violenza di genere, educando e rieducando all’affettività, al confronto e soprattutto al rispetto.
Se ne discute a Feminism nel focus Violenza di genere, previsto per domenica 3 marzo alle ore 11 in sala Lonzi, e coordinato da Anna Maria Crispino, direttora della rivista Leggendaria che ha dedicato un numero speciale, “Corpi reclusi”, non soltanto ai corpi che subiscono la reclusione in carcere, ma anche “a tutti i corpi imprigionati da un velo, dalle pareti di casa, dai fili spinati dei campi profughi”.
Partecipano al Focus la scrittrice Giulia Caminito, promotrice insieme alla giornalista Annalisa Camilli dell’iniziativa “Contro la violenza di genere scrittrici #unite” che ha visto il coinvolgimento di moltissime scrittrici e giornaliste in questa
azione collettiva di riflessione e denuncia; l’attivista e politica Celeste Costantino, della Fondazione Una nessuna e centomila, dedicata alla prevenzione e al contrasto della violenza sulle donne, e diverse autrici che portano all’attenzione il contributo di esperienze e riflessioni a partire dai loro libri.
Un’indagine molto accurata sulle molestie sessuali è quella condotta da ricercatrici e docenti di psicologia sociale e diritto penale dell’Università di Milano Bicocca ed esposta nel volume, a cura di Chiara Volpato, “Raccontare le molestie
sessuali. Un’indagine empirica” (Rosenberg e Sellier): ne parla una delle autrici, la docente di diritto penale Claudia Pecorella. A quest’indagine si richiama esplicitamente Cristina Formica nell’introduzione del suo libro edito da Red Star Press “È capitato anche a me”, in cui, raccontando le molestie subite, denuncia con amarezza e rabbia la sensazione perenne di rischio che si vive in quanto donna.
In “Sopravvissute”, edito da Castelvecchi, le sociologhe Flaminia Saccà e Rosanna Belmonte raccolgono le violenze narrate dalle donne, con l’obiettivo di depurare il racconto della violenza da quegli stereotipi che ancora troppo frequentemente distorcono la realtà.
Tra le altre partecipanti al focus, la scrittrice Rosanna Carturan che in “Marinella. Una piccola storia ignobile”, pubblicato da All Around, racconta la storia di una bambina diventata cieca a causa della violenza paterna e Tiziana Elsa Prina, fondatrice della casa editrice Le Assassine, che ha pubblicato il romanzo di Eishes Chayil (pseudonimo di Judy Brown) “Stai zitta”, ispirato a una vicenda vera, quella di una giovane donna che ricostruisce, nel clima omertoso e asfissiante della comunità chassidica a cui appartiene, la storia di abusi che ha portato al suicidio la sua amica d’infanzia. Storie di violazione e di dolore profondo, ma anche di una lotta tenace e rabbiosa per far uscire le violenze subite dal silenzio e dalla rimozione, e che fanno tornare alla mente quei versi affilati come pietre di Audre Lorde: “Per tutte noi/questo istante e questo trionfo/non era previsto che noi sopravvivessimo”.
Maria Vittoria Vittori