Le donne dell’Iran
“Il mio Iran è un fuoco che covava sotto le ceneri. E le donne lo hanno acceso”: così si esprimeva Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace nel 2003, in un’intervista pubblicata nello scorso settembre. E proprio a queste donne iraniane da mesi in lotta per la loro libertà e i loro diritti è dedicata la nuova edizione di Feminism. Sono tutte loro, idealmente, le nostre Madrine; presente all’inaugurazione di Feminism6 Parisa Nazari, iraniana che vive in Italia, interprete, mediatrice culturale e attivista dei diritti umani, nonché membro dell’associazione culturale APS Donne di carta.
Ritroviamo la figura di Shirin Ebadi nel libro di Farian Sabahi “Noi donne di Teheran” (Mimesis), presente con altri volumi all’interno di uno spazio di confronto dedicato, Focus Iran. Docente universitaria e giornalista italo-iraniana, Sabahi racconta da una duplice prospettiva che cosa significa essere bambine, adolescenti, donne in un paese complesso come l’Iran, ricco di cultura e di potenzialità ma anche di tremende contraddizioni, contrassegnato da feroci divieti e strenue battaglie civili e politiche. E chiama poi Shirin Ebadi, la cui storia s’identifica con la storia di queste battaglie, a dialogare con lei su politica e diritti.
Ci porta nel cuore della contemporaneità iraniana “Anche questa è Tehran, credetemi!” (Schena), il volume curato da Leila Karami, nata a Teheran ma da anni residente in Italia dove insegna letteratura persiana all’Università di Roma La
Sapienza. Si tratta di un’antologia composta da quattordici racconti di diversa ispirazione che, sfatando pregiudizi fin dalla scelta del titolo, delineano scenari complessi e a volte imprevisti, in cui molte delle donne rappresentate emergono
nella forza dirompente della loro personalità.
È già da molto tempo che l’editore Francesco Brioschi ha inaugurato, nell’ambito della collana “Gli Altri”, uno spazio particolare riservato alla narrativa iraniana: ne fanno parte un classico della letteratura persiana del Novecento come “Suvashun. Una storia persiana” di Simin Daneshvar; “L’ultimo gioco di Banu” di Belgheis Soleymani, incentrato sul percorso della giovane Banu verso l’emancipazione, un percorso che continuamente chiama in causa chi legge, invitandola/o a seguire le vicende come se ne facesse parte; “A Tehran le lumache fanno rumore” di Zahra ‘Abdi, il coinvolgente racconto di tre donne che non si arrendono alla Storia.
Autentico bestseller in Iran, “La scelta di Sudabeh”, della docente e traduttrice Fattaneh Haj Seyed Javadi, è la rappresentazione dei percorsi esistenziali di due donne, zia e nipote, in un ampio arco temporale che dallo Shah Reza Pahlavi arriva, attraverso la rivoluzione islamica, all’Iran di oggi. E sta proprio in questa parola, scelta, che definisce e precisa la libertà, il principale obiettivo delle donne iraniane, e non solo il loro.
Maria Vittoria Vittori
|