Dai viaggi nello spazio alla tampon tax, dalle dicerie sui fiori avvizziti alle infinite perifrasi per nominarle: le mestruazioni sono da sempre un tabù, processo fisiologico circondato da leggende popolari di ogni tipo, simbolo e oggetto di discriminazioni dure a morire. Dodici scrittrici, editor, attiviste e professioniste della comunicazione, tutte legate alla casa editrice Villaggio Maori, danno voce alla pluralità di unʼesperienza condivisa da metà della popolazione mondiale, scandagliando con disinvoltura e ironia aspetti e conseguenze del processo fisiologico più bistrattato di sempre.
Ne parliamo con Serena Maiorana, curatrice del volume.
Le autrici sono dodici – tante quante i mesi dell’anno: è una casualità?
In realtà le autrici coinvolte sono tredici e non dodici, dato che Graziella Priulla apre il testo con la sua prefazione, che è parte integrante del progetto. Tredici, esattamente come le mestruazioni che chi ha un ciclo regolare si trova a vivere nel corso di un anno, perché bisogna considerare ventotto giorni e non trentuno, quindi salta fuori un ciclo in più ogni anno rispetto al numero dei mesi. A conti fatti può sembrare ovvio, eppure anche questa è una piccola consapevolezza che ho acquisito durante la lavorazione del testo, grazie al confronto con le altre. Che il numero delle autrici sia lo stesso è solo una coincidenza di cui ci siamo rese conto quando il libro era in stampa e che ci ha fatte sorridere.
Chi sono le autrici? Hanno età diverse o interessi comuni?
Le autrici sono molto diverse le une dalle altre, per età, interessi, esperienze personali, orientamento religioso e per tanti altri aspetti. Il progetto è stato portato avanti tenendo conto di queste differenze e avendo cura di farle emergere, affinché ciascuna autrice potesse trovare nel testo il suo spazio e la sua voce, nella convinzione che la diversità sia un valore aggiunto a cui dare rilevanza. Troppo spesso, infatti, le donne vengono rappresentate al singolare, come un unicum docile e amorevole al quale affibbiare triti stereotipi. Si tratta di una rappresentazione falsa, restrittiva e non di rado svalutante. Per questo ci sembrava importante costruire un testo che desse conto di una pluralità che raramente trova spazio e rappresentazione.
Come sono state scelte le autrici?
Tutte noi autrici di Son tornate collaboravamo già con la casa editrice Villaggio Maori, che ha pubblicato il testo. Si tratta di un gruppo di donne favolose (editor, scrittrici, grafiche, redattrici) con le quali ho avuto modo di collaborare in questi anni: da tempo avevo in testa l’idea di sviluppare un progetto corale, che ci permettesse di lavorare e divertirci insieme, senza trascurare il contrasto agli stereotipi e alla discriminazione di genere, che è la spina dorsale del lavoro di molte di noi, per il Villaggio e non solo. Le mestruazioni mi sono sembrate l’argomento perfetto.
Come mai avete scelto di devolvere ad un centro antiviolenza il ricavato dai diritti d’autrice?
Come altre autrici di “Son tornate”, mi occupo da anni di contrasto alla violenza di genere, sia come formatrice che come editor specializzata, oltre che da attivista. In questi anni ho imparato che esistono molti tipi di violenza, che riconoscerli non è sempre facile e che la radice della violenza contro le donne è sempre culturale. Da questo punto di vista, anche la cancellazione dagli spazi pubblici degli argomenti legati alla sessualità, al corpo e all’autodeterminazione femminile è parte integrante del problema, diventando essa stessa violenza. Abbiamo scelto di devolvere i diritti d’autrice al centro antiviolenza Thamaia di Catania per mettere in evidenza questo nesso, oltre che per dare il nostro contributo concreto a una causa che ci sta molto a cuore, esprimendo pubblicamente gratitudine e solidarietà alle operatrici dei Centri antiviolenza, che portano avanti un lavoro preziosissimo di cui raramente si tiene conto in maniera adeguata.
Mercoledì 21 Aprile ore 18
VILLAGGIO MAORI
AAVV, Son tornate. Racconti di mestruazioni e altri tabù, a cura di Serena Maiorana. Prefazione di Grazia Priulla
Con la curatrice del libro intervengono Patrizia Maltese, Benedetta Pintus, Rosanna Maryam Sirignano
Articolo di Maria Palazzesi