«È arrivato il momento!» urla l’altoparlante della stazione Radio Télévision Libre des Mille Collines (RTML) il 6 aprile del 1994, «Tagliate gli alberi alti. Schiacciate quegli scarafaggi». È l’inizio della carneficina che causerà 1.074.017 morti. 10.000 morti al giorno, 400 ogni ora, 7 al minuto. Le donne vittime di violenza sessuale durante il genocidio sono state circa 250.000, e le sopravvissute per il 70% dei casi hanno contratto l’AIDS. Tutto questo ha dato il via ad uno dei più grandi esodi di profughi della storia: 2.000.000 di rwandesi hanno cercato rifugio nei Paesi confinanti.
Le Nazioni Unite furono «colpevolmente incapaci» di fermare le violenze e gli USA posero il veto sull’uso del termine «genocidio» bloccando così i rinforzi al contingente dei Caschi Blu.
Di quegli anni, i media e i politici occidentali ne hanno conservati pochi ricordi.
Sul genocidio del Ruanda venne istituito dalle Nazioni Unite, ad Arusha (Tanzania), un Tribunale internazionale che, con un dibattimento durato ben 21 anni, commutò 61 condanne e 14 assoluzioni a cittadini ruandesi. Ma molti dei responsabili sono riusciti a sfuggire. Molti responsabili dell’Occidente (e non) sono ancora a piede libero e nessuna agenda politica di nessun Paese chiede di trovare verità. Sulle responsabilità del corpo militare francese è calata una cappa di un silenzio che solo alcune testimonianze cominciano da poco ad incrinare.
Rwanda, i giorni dell’oblio, il graphic novel realizzato da Martina Pirro e Francesca Ferrara, ci riporta agli orrori di quei 104 giorni – dal 6 aprile al 4 luglio 1994 – in cui quasi un intero popolo venne sterminato. Una tragedia le cui responsabilità pesano anche sul mondo occidentale, incapace di mettere fine alle violenze e di far luce sulla vicenda.
Il volume è proposto nella collana “Donne sul fronte”.
Domenica 23 Maggio ore 19.00
ROUND ROBIN
Martina Di Pirro e Francesca Ferrara, Rwanda, i giorni dell’oblio
Incontro con le autrico del graphic novel